Viaggiare fa bene alla salute mentale e felicità
Molti amano viaggiare perché riescono a trovare la loro serenità fisica e mentale. E in vero, questa sensazione ha un fondo scientifico di verità.
Da qualche anno a questa parte molti studi si sono concentrati sulla propensione delle persone a viaggiare. Ed è appunto emerso che regalarsi una rilassante e indimenticabile vacanza nel Salento o in un qualunque altro posto non fa bene solo alla mente ma anche all’umore. Sono molte le teorie e gli studi argomentati, in concomitanza, dove psicologi e ricercatori sono arrivati tutti alla medesima conclusione: chi viaggia è felice. Di seguito vedremo dunque alcune delle più importanti teorie poste in essere dagli scienziati in questo anno che dimostrano proprio quanto questa massima sia vera e sacrosanta.
Viaggiare tiene il cervello in attività
Qualche anno fa il quotidiano Focus ha pubblicato uno studio, secondo il quale, andare alla scopetta di luoghi sconosciuti mette in attività il cervello. Anche assaggiare nuove pietanze, imparare qualche parole di altre lingue, scoprire nuovi monumenti, sono attività che stimolano la mente e la aprono verso nuovi orizzonti.
In parallelo a questo studio, un altro studio, condotto da Michael Valenzuela, dell’Università di Sydney, ha messo in evidenza che i neuroni sono molto più attivi in alcune zone cerebrali quando si viaggia. Insomma, per dirla breve si innesca un nuovo meccanismo ideologico, in cui il cervello si vede stimolato più di quando si legge o si fanno i cruciverba.
Secondo quanto scrive il periodico Focus, percorrere luoghi sconosciuti, degustare cibi mai assaggiati o imparare qualche parola in un’altra lingua sono attività che costruiscono nuove connessioni nel cervello.
Ottimizzazione della memoria a lungo termine
Pare inoltre che anche la memoria trae beneficio dai viaggi. A sostenerlo è il dottor Gary Small dell’Università di Los Angeles secondo cui la corteccia cerebrale dorsolaterale di chi va in giro per il mondo funziona meglio. Il che vuol dire avere una più alta lucidità della memoria a lungo termine.
Appare dunque evidente che queste attività molto alternative sono in grado di stimolare il cervello che si vede sempre più attratto dai luoghi che andiamo a visitare. In un certo qual modo insomma creiamo una sorta di mappa mentale che di volta in volta viene arricchita di ricordi e aneddoti molto interessanti. Addirittura, lo studioso David Botterill sostiene, che sono gli imprevisti lo spirito avventuriero a rendere felice il viaggiatore, e non gli agi e le comodità che ritrova nel posto che va a visitare.
Tutta questione di felicità
OK, viaggiare ci rende stimolati e aperti mentalmente, ma l’umore? Beh, secondo la scienza anche quello viene interessato positivamente dai tour on the road in giro per il mondo. A stabilirlo è lo psicologo ricercatore olandese Jeroen Nawijn secondo il quale esiste una netta correlazione tra felicità e viaggi.
Il suo studio ha posto l’attenzione su ben 481 turisti di Amsterdam. Dall’elaborazione dei dati raccolti è emerso che viaggiare fa sentire soddisfatti chi viaggia il 20% in più rispetto a chi non viaggia. Più si fanno viaggi, si visitano posti, e più sale la soddisfazione personale. Senza contare l’entusiasmo e l’adrenalina che accompagnano il turista da quando parte fino al giorno prima della partenza. Anzi è evidente che il giorno di ritorno questa felicità cala in modo drastico, proprio perché il turista non vorrebbe mai fare ritorno alla monotona vita di tutti i giorni. Sempre dalla stessa ricerca è emerso che se un viaggio dura dai tre ai sei giorni, tutto l’umore viene influenzato positivamente.
Insomma se fino ad ora non avevamo un motivo per viaggiare adesso, ne abbiamo ben due: la felicità e la salute mentale. Non resta che scegliere la tappa del prossimo tour.