Trump fa il primo passo per la chiusura dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente?
L’elezione di Donald Trump aveva gettato nello sconforto più totale tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente: in campagna elettorale è sempre apparso chiarissimo come la politica di Trump in fatto di ambiente sarebbe stato l’opposto di quella di Barack Obama, probabilmente il Presidente USA più ecologista della storia.
Tuttavia alcune recenti dichiarazioni di “The Donald”, che avevo ammesso l’esistenza di una possibile connessione tra attività umane e riscaldamento globale avevano fatto ben sperare gli ambientalisti.
Nei giorni scorsi è però arrivata la doccia gelata che ha messo, almeno per ora, una pietra tombale su ogni speranza di vedere la futura Amministrazione USA impegnata per la tutela dell’ambiente.
Scott Pruitt andrà a guidare l’Epa
La doccia gelata in questione, che ha fatto venire meno l’ottimismo di molti sostenitori della necessità di una continuità con l’Amministrazione Obama in tema di politiche legate all’ambiente, è stata la scelta di chi mandare alla guida dell’Epa, acronimo che sta ad indicare l’Agenzia per la protezione dell’ambiente: il prescelto è stato infatti Scott Pruitt, noto per le sue posizioni di stampo negazionista relativamente ai cambiamenti climatici e convinto assertore della necessità di non abbandonare, ma anzi potenziare il ricorso alle fonti fossili. L’ufficialità della nomina è arrivata tre giorni fa ed ha avuto subito un fortissimo eco su tutta la stampa americana.
Una sorta di “assalto all’ambiente”
Pruitt ha 48 anni ed è stato definito dal New York Times come un vero e proprio simbolo per tutti i conservatori. Nel lungo editoriale che il quotidiano ha dedicato a questa nomina è stato posto l’accento su come Pruitt faccia parte di quella parte del Partito Repubblicano più vicina alle grandi compagnie attive nello strategico settore dell’energia che hanno come scopo precipuo, a livello politico ed economico, il respingimento e la mandata al macero della politica pro-ambiente che Barack Obama ha portato avanti nei suoi otto anni vissuti alla Casa Bianca.
Anche il Washington Post ha ovviamente commentato la scelta di Trump, parlando di vero e proprio “attacco alle scelte in tema di ambiente” fatte dall’Amministrazione uscente. E sempre per l’importante quotidiano della Capitale, questa nomina rappresenta il terz forte strappo operato da Trump con gli anni di Obama, dopo quelli concretizzatisi con le nomine di Ben Carson e Betsy Devos in alcuni dicasteri chiave come quelli dello Sviluppo Urbano e dell’Istruzione.
Pruitt porterà alla chiusura dell’Epa?
Al momento Pruitt ricopre il ruolo di ministro della Giustizia in Oklahoma e a detta di un quotidiano importante come il transalpino Le Monde è definibile quasi come il “braccio armato” delle grandi compagnie operanti nel mondo dell’estrazione del petrolio e della sua lavorazione.
E a riprova di come questa nomina sia decisamente un colpo durissimo per chi vorrebbe una sempre maggiore tutela per l’ambiente vi sono le sue note posizioni in tema di cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: i primi sono da lui considerati quasi una bufala, al pari di quanto sostenuto da Trump in campagna elettorale, mentre giudica le seconde praticamente inutili.
Secondo Le Monde la sua nomina in un ruolo del genere è il primo passo compiuto da Trump per arrivare all’eliminazione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente.
Quel che è certo è che la nomina ha scatenato le ire dei democratici, con Sanders in testa: l’ex candidato alle primarie del Partito Democratico ha parlato di “giorno molto triste per l’America” e ha definito la nomina come “estremamente pericolosa”.