Elezioni comunali giugno 2016

Le elezioni comunali svoltesi domenica 5 giugno 2016 in oltre 1300 comuni, hanno consegnato al paese dei dati inequivocabili e altamente significativi.
Se da una parte infatti soffrono i partiti tradizionali, come ad esempio il Partito Democratico, dall’altro i partiti populisti e anti sistema (vedi ad esempio la Lega o il Movimento cinque Stelle) non hanno da che stare tranquilli. Soprattutto nelle gradi città (come ad esempio Milano e Roma), l’analisi dei dati fornisce una chiave di lettura risaputa e alquanto nota: I partiti tradizionali che arrivano alle elezioni disuniti, perdono!

Elezioni comunali a Roma

L’esempio lampante è la situazione del centro destra nella capitale. I capi popolo (Berlusconi, Salvini e Meloni) non sono riusciti a trovare la quadratura su un nome unitario, l’appoggio a Bertolaso è stato ritirato da Salvini e Meloni, e Berlusconi non si è assoggettato a quella che lui stesso a definito una “decisione folle”. Il risultato è stato che alla Meloni sono mancati i voti necessari per raggiungere persino il ballottaggio. L’esclusione è resa ancora più amara se si scorporano i dati relativamente ai partiti, Forza Italia ha infatti totalizzato il 4,23%, una percentuale che se fosse andata alla Meloni avrebbe permesso il sorpasso contro quel Giachetti che invece avrà l’onore (o l’onere) di correre al ballottaggio, contro la super favorita candidata pentastellata, Virginia Raggi.

Elezioni comunali a Milano

Esemplificativa in tale contesto anche la situazione nell’altra grandissima città al voto: Milano. Qui il centro destra si è presentato unito, e supportato da una Lega che ancora nella città meneghina possiede buoni numeri, ha conquistato con Parisi il ballottaggio, ballottaggio che riveste la massima curiosità soprattutto in virtù del fatto che lo sfidante ha un vantaggio di soli 5000 voti.

I problemi del PD

Anche il PD in questo contesto ha i suoi problemi, sono sempre i numeri ad evidenziare infatti come il partito dell’esecutivo, pur tenendo le posizioni in chiave nazionale, non riesce a catturare gli elettori delusi del centro destra, di fatto questo è un importante campanello d’allarme per chi come Renzi sa di giocarsi tutto al referendum di Ottobre, referendum al quale arriverà con un partito spaccato, e che di certo rappresenterà uno scoglio difficile da superare.
Anche Renzi inoltre sconta la mancata unità del partito, Fassina a Roma e Airaudo a Tornino hanno dato l’ennesimo segnale al Premier. Il loro 4% se non importante ai fini elettorali per le competizioni per la quale i candidati concorrevano, innestano il dubbio sul fatto se la virata al centro (con Verdini e il suo nuovo soggetto politico ALA) sia stata una mossa giusta da parte dei Renziani. Probabile in questo contesto un ritorno al vecchio assetto, con la concessione di qualche risultato politico a quella minoranza DEM, mai doma nell’ultimo periodo.

M5S: vittoria ancora lontana!

Anche il M5S ha evidenziato qualche discrasia. In termini assoluti il movimento di Grillo ha ottenuto un importante vittoria, vittoria che sarà esasperata dalla quasi probabile vittoria romana. Certo Di Battista e company non sono riusciti a cavalcare l’onda dell’antipolitica in maniera adeguata, i 4 nuovi comuni a 5 stelle e i 20 ballottaggi raggiunti sono stati il frutto di quasi un milione di voti. Il risultato a prima vista confortante si disgrega però di fronte a quello che si aspettavano i Grillini. L’essere stati per questi anni l’unica vera forza di opposizione doveva portare in dote una vittoria straripante, vittoria che alla fine non c’è stata.
La sensazione è che Grillo ha a disposizione una buona base di attivisti, pronti ad impegnarsi allo spasimo in ogni competizione elettorale. Tale base non cresce però al ritmo sperato, con molti cittadini che ancora non si fidano di un movimento che per il momento non è passato quasi mai sotto le “forche caudine” del “dover” amministrare. I cittadini, o almeno buona parte dei cittadini, vede i grillini come delle ottime persone, fuori dal sistema, ma incapaci di risolvere i problemi reali, e di fatto non concede loro fiducia al chiuso della cabina elettorale.

L’uonione fa la forza

Di certo vi è che i dati hanno sottolineato l’antica politica che vige all’insegna del detto “uniti si vince”, sarà adesso compito di Renzi da una parte e del futuro leader del centro destra dall’altra riuscire a trovare quest’unione, la sua mancanza consegnerà la vittoria ai pentastellati, forza politica che allo stato attuale rappresenta l’unica alternativa credibile ai due schieramenti classici.