Chi sono i gruppi farmaceutici italiani TOP?
Secondo i dati pre-pandemia, l’industria farmaceutica italiana è arrivata a toccare nel 2018 un fatturato di 25,9 miliardi di euro (Fonte: UN Comtrade/Farmindustria 2019).
L’Italia ha rappresentato il 2,8% delle vendite farmaceutiche globali, posizionandosi al sesto posto tra i primi dieci mercati farmaceutici a livello mondiale. Il valore della produzione dell’industria farmaceutica italiana è cresciuto costantemente nel tempo, con un picco nel 2020 di 34,3 miliardi di euro.
In generale, i dati riportano anche una crescita netta del commercio estero. Dal 1997 al 2019 la percentuale dell’export è passata dal 34 al 96 %. Nel 2019 Stati Uniti e Belgio sono stati i principali paesi di destinazione dei preparati farmaceutici italiani.
La classifica delle prime 13 aziende farmaceutiche a capitale italiano include in ordine alfabetico: Abiogen Pharma, AlfaSigma, Angelini, Chiesi, Dompé, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon.
Si tratta quasi sempre di aziende a conduzione familiare, in gran parte private, con un’impronta sempre più internazionale ed un export che rappresenta una parte molto ampia dei loro ricavi.
Nella top 6, per giro d’affari, si posizionano Menarini (3,71 miliardi), Chiesi (1,79 miliardi), Angelini (1,64 miliardi), Recordati (1,35 miliardi), Bracco (1,30 miliardi) e AlfaSigma (1, 09 miliardi).
Anche i volumi degli investimenti sono un parametro di salute aziendale. Sempre secondo i dati pre-pandemia pubblicati da Farmindustria-UN Comtrade, le imprese farmaceutiche italiane hanno investito in ricerca e sviluppo oltre 1 miliardo di euro nel 2018, +39% anno su anno. E l’export registra un altro balzo del 28% nel 2019.
Per quanto riguarda il settore della Ricerca e Sviluppo, l’industria farmaceutica in Italia ha investito 1,6 miliardi di euro, il 6% del totale degli investimenti in Italia (+1,4% rispetto al 2019).
Ritornando ai giorni nostri, dopo l’arrivo della pandemia l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nella Ricerca farmaceutica contro il Covid, schierando in prima linea le imprese del farmaco e tutto il sistema della Ricerca. L’Italia ha collaborato alla produzione di circa 8 mila pubblicazioni, posizionandosi ai primi posti a livello internazionale.
Un accenno particolare merita il mercato del Biofarmaceutico, un’opportunità per il Paese. Secondo il report del 2018 di Farmindustria, il biofarmaceutico è uno dei settori che investe di più in innovazione; per questo puntare sul biofarmaceutico significa permettere l’accesso a nuove terapie, migliorare la qualità di vita dei pazienti e ridurre i costi sociali derivanti dalle patologie.
Con un fatturato pari a 10 miliardi di euro le aziende biofarmaceutiche in Italia rappresentano circa il 5% del settore a livello mondiale e il 32% dell’industria farmaceutica presente sul territorio nazionale. In un’era in cui tecnologia, velocità e flessibilità sono fattori determinanti per la competitività di un Paese, è necessario considerare l’innovazione e la sua diffusione come generatori di valore per il sistema Paese.
Nella classifica dei gruppi farmaceutici internazionali a capitale italiano troviamo in pole position l’azienda Menarini della famiglia Aleotti, che continua ad espandersi sempre di più all’estero. Oltre al mercato europeo, l’azienda ha consolidato la propria presenza in USA con l’acquisto della Stemline Therapeutics.
Ecco alcuni dati riportati dai quotidiani economici nazionali per farci capire in cifre il gruppo Menarini: bilancio consolidato 2019 chiuso con ricavi saliti a quasi 3,8 miliardi di euro, 17 mila 600 addetti, 2,7 miliardi di vendite della farmaceutica internazionale (+72% sul 2018). A livello globale il 94% dei ricavi è derivato dai profitti farmaceutici e il 5% da prodotti diagnostici.
Chiesi e Angelini, rispettivamente al secondo e terzo posto in classifica hanno raggiunto un fatturato rispettivamente di 1.791 e 1.642 milioni di euro (fonte: Competitive Data).
Quarto posto alla Recordati, fondata nel 1926 a Correggio Emilia da Giovanni Ricordati, che rileva una piccola farmacia risalente ai primi anni dell’Ottocento. Nel corso del secolo scorso l’azienda si sposta a Milano ed assume dimensioni e fatturati internazionali, forte nella ricerca e sviluppo di farmaci per le malattie rare. Oggi conta circa 4.000 dipendenti, sparsi nelle sedi di tutto il Mondo.
Bracco, fondata nel 1927 a Milano, è sempre stata attiva nel mercato internazionale nella diagnostica per immagini, ma è anche un marchio largamente conosciuto in Italia per alcuni storici farmaci. Nel 2016 la divisione Farma del Gruppo Bracco è entrata a far parte del gruppo biofarmaceutico italiano Dompé.
Infine, Alfasigma, al sesto posto, è nata solo nel 2015 dalla fusione di due storiche aziende italiane: Alfa Wassermann e Sigma-Tau. Vanta una presenza internazionale tra Italia, Portogallo, Polonia, Tunisia, Cina, Romania, Russia, Messico e Repubblica ceca per gli stabilimenti Alfa Wassermann; Spagna, USA e Francia per quelli a marchio Alfasigma e Italia, Belgio, Svizzera, USA, India e Paesi Passi per gli stabilimenti afferenti al gruppo Sigma-Tau.
Nonostante non sia tra le top 6, il gruppo Italfarmaco Holding è sempre più solido e nell’ultimo anno è stato attivo nella ricerca e lotta al Covid-19. I fratelli Claudio e Francesco De Santis controllano l’omonima multinazionale farmaceutica e chimico-farmaceutica, fondata nel 1938 dal padre Gastone, e che oggi occupa oltre 3mila 200 addetti.
Il Gruppo Italfarmaco è presente in Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Grecia, Russia, Turchia, Cile, Perù, Marocco e per la consociata Chemi anche in Usa e Brasile. In Italia è presente con la sua attività di vendita di prodotti etici (la sede centrale di Milano produce siringhe preriempite, fiale e compresse). Italfarmaco orienta i prodotti principalmente alle aree cardiovascolare e osteoporosi, immuno-oncologica, ginecologica, trombosi, ischemia critica e neurologica. In particolare, si distingue nella ricerca per contrastare la distrofia muscolare di Duchenne e Becker.
Il bilancio consolidato 2020 s’è chiuso con vendite per circa 683 milioni di euro con il 74% di incidenza mercato estero e 73 milioni di investimenti in ricerca e tecnologia.
Fonti: Italia Oggi, About Pharma, UN Comtrade, Farmindustria, Competitive Data, Money.it